Le parole che il Capo materiale e spirituale dello Stato
Vaticano ha pronunciato a proposito del rapporto tra gli esseri umani ed altri
esseri viventi ribadiscono ancora una volta il conservatorismo e la radice
medievale della dottrina cattolica a cui Papa Francesco aderisce pienamente
seppur utilizzando mezzi che potremmo dire “secolari” ma che pur sempre mezzi
rimangono e che dunque non rinnovano i contenuti dottrinali ma le forme con cui
tali dottrine vengono veicolate.
La frase, banale se vogliamo, sugli animali non può essere considerata solo populista ma qualcosa di più profondo e radicato in una
visione che nascendo dalla dottrina cattolica si è poi fatta senso comune. Cito
direttamente le parole della tesi di laurea dal titolo "Psicologia e
sperimentazione animale: analisi di un dibattito etico, scientifico e
deontologico" (Ivana Gallo) per indicare il remoto retroterra di quelle
affermazioni:
“Nonostante qualche figura eminente che all’interno del Cristianesimo manifesta, sia pure a livello individuale, una certa attenzione per gli animali, il pensiero cristiano tradizionale non si discosta dal proprio orientamento esclusivamente “specista”
Infatti Tommaso d’Aquino, figura centrale del pensiero cristiano, afferma che “Nessuno pecca per il fatto che si serve di un essere per lo scopo per cui è stato creato. Ora, nella gerarchia degli esseri quelli meno perfetti son fatti per quelli più perfetti: del resto anche nell’ordine genetico si procede dal meno perfetto al perfetto. Come, dunque, nella generazione dell’uomo prima abbiamo il vivente, poi l’animale e finalmente l’uomo; così gli esseri che sono solo viventi, ossia le piante, son fatte ordinariamente per gli animali; e gli animali son fatti per l’uomo. Perciò se l’uomo si serve delle piante per gli animali e degli animali per gli uomini, non c’ê niente d’illecito, come il Filosofo stesso dimostra. E il più necessario dei servizi ê appunto quello di dare le piante in cibo agli animali, e gli animali all’uomo: il che ê impossibile senza distruggere la vita. Dunque è lecito sopprimere le piante per uso degli animali, e gli animali per uso dell’uomo in forza dell’ordine stesso stabilito da Dio”.
In pratica nel pensiero di Tommaso la crudeltà nei confronti degli animali non è sbagliata in sé così come non è caritatevole essere buoni nei loro confronti.
L'influenza di San Tommaso ha continuato a farsi sentire lungo i secoli al punto che, nella metà del diciannovesimo secolo, Pio IX non diede il permesso di fondare una Società per la prevenzione della crudeltà verso gli animali a Roma, sostenendo che accordarlo avrebbe significato ammettere che gli esseri umani hanno dei doveri verso gli animali.”
La Società per la prevenzione della crudeltà verso gli
animali era stata fondata in Inghilterra ad opera dell’attivista irlandese
Richard Martin nel 1824 ed ebbe notevole impatto sul dibattito
internazionale di allora se ne troviamo traccia anche nel volume Gennaio-Marzo 1831
della Antologia pubblicata a Firenze da Vieusseux.
Se dal punto di vista della crudeltà magari sono stati fatti
passi avanti sia all’interno della chiesa che all’esterno, non così dal punto
di vista filosofico secondi cui la dottrina cristiana, ma anche il pensiero
comune, condivide la tesi in base alla quale tutto esiste (o è stato creato),
animali compresi, perché l’uomo se ne serva.
Si aprirebbe a questo punto il nodo di una questione
attualissima di cui ad esempio parlano testi recenti come “Grande mondo piccolo
pianeta” o più in generali sulle applicazioni del capitalismo ad un sistema
finito come quello della terra, in cui appunto il presupposto del capitalismo è
proprio l’assunto cattolico “specista” secondo cui minerali, vegetali, animali
sono considerati niente più che “risorse” di cui gli uomini possono irresponsabilmente
disporre.
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