Pagine

Impotenza e violenza (In Infinite Jest di David Foster Wallace)


Uno dei brani che più mi è rimasto in mente dalla lettura di Infinite Jest di Wallace è sicuramente quello riguardante Randy Lenz e i suoi "oscuri modi di trattare i noti problemi di Rabbia e Impotenza che turabano il tossicodipendente nei suoi primi mesi di astinenza". 
Il capitoletto, oltretutto, è un esempio di abilità narrativa. 
Gli "oscuri modi di trattare la Rabbia e l'impotenza" riguardano l'escalation di violenza che porta Randy Lenz all'uccisione sistematica di innocenti animali randagi o d'appartamento. Fino alla visione di estendere queste violenze ad un vagabondo che s'immagina di uccidere come già fa con ratti, gatti e cani.
Tutto inizia con la "innocente" (si fa per dire) uccisione di un ratto.
"Certe volte vede dei ratti notevoli vicino ai tubi di scarico, o vicino ai cessonetti senza gatti. La prima cosa conscia che sistemò fu un ratto quella volta che vide dei ratti in un vicolo che andava da O a E vicino a una banchina di carico proprio dietro la Svelte Nail Co. [...] Così di lunedì si trovava a camminare per questo vicolo, l'eco dei suoi passi triplicato dalle pareti di cemento delle banchine e dal muro a nord che costeggiava, e cercava qualcosa senza sapere cosa. Di fronte a lui c'era un cassonetto della Svelte Co. a forma di stegosauro, ben diverso dalla forma più bassa e affusolata di quelli della Empire. Dei secchi rumori sospetti provenivano dall'ombra del cassonetto. Non aveva preso qualcosa in mano consciamente. Il manto stradale era spaccato e Lenz non interruppe neanche il suo passo da ballerino nel prendere un grosso pezzo di cemento sporco di catrame che doveva pesare almeno un chilo. Erano ratti. Due grossi ratti che si stavano mangiando un pezzo di hot dog da un vassoio sporco di mostarda in un angolino tra il muro nord e un cassonetto. Le loro schifose code rosa spuntavano fuori nella flebile luce del vicolo. Non si mossero mentre Randy Lenz si avvicinava dietro di loro sui talloni dei mocassini. Le code erano carnose e senza pelo ed era come se scodinzolassero, uscendo ed entrando nella flebile luce gialla. Il pezzo di cemento piatto colpì in pieno uno dei ratti e metà dell'altro. Si sentirono degli squittii tremendi, ma il colpo che aveva preso in pieno il ratto aveva fatto un rumore compatto e significativo, un incrocio tra il suono di un  pomodoro scagliato contro un muro e quello di un orologio da tasca preso a martellate. Dall'ano del ratto uscì della materia. Il ratto era disteso su un lato in una brutta posizione medica, la coda che sbatteva e la materia dall'ano e c'erano delle piccole gocce di sangue sui baffi che sembravano nere, le gocce, alla luce al sodio delle lampade di sicurezza lungo il tetto della Svelte Nail Co. Ansimava su un fianco; le zampe di dietro si muovevano come se stesse correndo, ma questo ratto non andava da nessuna parte. L'altro ratto era sparito sottoil cassoneto, trascinandosi dietro le zampe posteriori. C'erano altri pezzi di strada smantellata, dapertutto. Quando Lenz ne tirò un altro sulla testa del ratto scoprì coscientemente che quello che gli piaceva dire nel momento in cui risolveva le cose era: "Ecco".
Ammazzare ratti divenne per Lenz il modo di risolvere problemi interiori..."
Ben presto per Lenz i ratti diventano insignificanti e passa alla brutale uccisione di gatti, prima, e cani, dopo. Il cinismo spietato e la crudeza della descrizione di Wallace, però, non sono fini a se stessi e vengono motivata dalla consapevolezza di Lenz della propria IMPOTENZA che, così come legge in un volume di psicologia, è il primo motore della VIOLENZA. 
"Più forte è il sentimento di Impotenza che un individuo prova, più alta è la probabilità che sia propenso a un'azione violenta".
Viene in mente, forse a sproposito, il Popeye di Santuario, di Faulkner. In quel caso l'impotenza era fisica e dà vita alla, oramai anedotica, scena della violenza sessuale perpetrata col surrogato fallico di una pannocchia. In Infinite Jest l'impotenza, invece, è quella a risolvere, portare a compimento, le proprie azioni. Vale a dire quella di trovare un compimento alla propria vita, di trovarne una risoluzione... ma sembra che non vi sia altra soluzione che quella di INTRATTENERSI, rimandando qualsiasi interrogativo. Intrattenersi, dunque, con dei surrogati di una pienezza psichica che non esiste e che si può ingannare di cercare con la televisione, con l'agonismo, con le droghe o le dipendenze di ogni genere. Tuttavia nel momento in cui termina la dipendenza riemerge quell'impotenza che, lo abbiamo già detto, è il sentimento più forte che spinge un'individuo alla violenza.

Nessun commento:

Posta un commento