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Eureka Street di Robert McLiam Wilson


Il mese scorso ho finito di leggere Eureka Street, romanzo del 1996 di Robert McLiam Wilson. Confesso che mi era stato regalato da una persona che non l'aveva letto e che si era lasciata consigliare da un libraio. Ora, per chi, come me, vuole avere un controllo maniacale su qualsiasi libro legga, non è sempre facile accettare in regalo un romanzo di cui non conosca altro che le insulse parole, ritagliate da recensioni pubblicitarie, che lo accompagnano e ne testimoniano (o più spesso ne anticipano) un discreto successo commerciale. (Prima o poi mi concedero un post flaubertiano con una raccolta delle migliori).

Fin quasi a metà del libro non ero riuscito ad abbassare la guardia. Non avevo abbastanza motivi, a dire il vero, per abbandonare la lettura, né di ottimi per continuarla con piacere. Il che mi infastidiva.

Alla fine il libro mi è piaciuto. Moderatamente. Oltretutto, avendo subito dopo iniziato a leggere Wallace, i difetti o, sarebbe meglio dire, i limiti di McLiam Wilson sono risultati assai più evidenti. Ad ogni modo, se ne parlo, non è per elencarli né per limitarmi a dire che non è un capolavoro. Troppo evidente. Anzi, ho voluto scriverne proprio per invitare alla lettura di questo romanzo che, tutto sommato, si lascia leggere piacevolmente e risulta persino abbastanza divertente (anche se si tratta di un divertimento più comico che ironico). Non mancano i momenti in cui la comicità riesce a diventare satira, anche se il tono che predomina è il grottesco. Ecco un brano in cui comicità, grottesco e satira sembrano fondersi e riuscire nell'intento di strappare non solo una risata:
"E' semplice" disse. "Ho già ricevuto 1.740 ordini. cioè 1.740 assegni da nove sterline e novantanove pence. Vale a dire 17.382  sterline. Stamattina ho aperto un conto in banca, mercoledì mi danno dieci libretti degli assegni".
"Ma non puoi tenerti i soldi".
"Lo so. Invierò un assegno di rimborso a tutti. Nove e novantanove a ogni membro dell'allegra brigata. E prima di spedirli prenderò il mio bel timbrino e ci stamperò sopra RIMBORSO PER VIBRATORE GIGANTE".
[...] "Ti immagini presentarti in banca con un assegno con quella scritta sopra?". Sorrise esultante. "Non è meraviglioso il capitalismo?".
Il romanzo è ambientato a Belfast durante il conflitto nordirlandese passato alla storia con il nome di Troubles. I due protagonisti sono un protestante e un cattolico che, nonostante una buona dose di luoghi comuni o di situazioni prevedibili nel loro parossismo esacerbato, riescono a rendere bene l'idea di quei primi anni novanta nordirlandesi. O, se si vuole, la stupidità tragica di un conflitto insensato. Tuttavia, il conflitto, rimane quasi sullo sfondo, come se fosse una conseguenza di un conflitto maggiore che riguarda, questo si, tutti gli aspetti della vita quotidiana di un paese che viene sconvolto anche e soprattutto dai nuovi meccanismi del capitalismo globale, in grado di stritolare dentro i suoi cinicissimi meccanismi ogni briciolo di sopravvissuta umanità. Una discesa agli inferi del quotidiano che anziché cantata in tono tragico tende al comico e persino al grottesco, anche se l'autore si permette qua e la qualche slancio (diciamo) lirico, visto che l'ombra del patetismo scontorna un po' troppo frequentemente le storie e le vicende di questo romanzo che purtuttavia vale la pena di leggere non fosse altro che per l'ambientazione e lo sfondo storico che l'accompagna.


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