Pagine

Pensieri sulla poesia, di Pierre Reverdy


Su una Antologia piuttosto ampia della letteratura francese (Le livre d'or de la poésie francaise, des origens a 1940, réuni, présenté et commenté par Pierre Seghers) ho trovato una piccola raccolta di pensieri di Pierre Reverdy sulla poesia. I pensieri sono stati raccolti con ogni probabilità da varie sue opere, visto che molte sono quelle in cui si dedicò alla riflessione estetica, ma infastidisce la mancanza di riferimento alle loro fonti, cosicché anche io sono costretto ad elencarli privi di referimento bibliografico, se non l'Antologia dalla quale li ho tradotti.



Pensieri sulla poesia

#

Bisogna avere innata l'esigenza del sogno; educhiamo, rinforziamo dunque quella del pensiero.
Ma, nel caso della poesia, dove andremo a cercare la materia rara e preziosa se non sul bordo vertiginoso del precipizio?
Quello che ci interessa maggiormente è la riuscita di un accordo convenuto, più o meno sottile ed ingegnoso, di parole, o l'eco profondo, misterioso, venuto da non si sa dove, che prende vita nel fondo del baratro?
Il sogno del poeta è l'immensa rete dalle maglie innumerevoli che draga senza speranza le acque profonde alla ricerca di un problematico tesoro.

#

Un'immagine non è forte in quanto brutale o fantastica, ma perchè l'associazione di idee è lontana e giusta.

#

La poesia è esclusivamente dei poeti che scrivono per loro stessi e per qualche uomo dotato di una sensibilità che gli altri uomini non posseggono.

#

Il poeta non deve perdere il proprio posto di spettatore particolare e superiore, sottile, penetrante, immaginifico e capace di collegare tutte le cose tramite un rapporto che lui solo è capace di cogliere e rendere noto.
Il suo ruolo è quello di estrarre dalle cose, da tutti gli spettacoli, da tutti gli eventi di dominio fisico o morale, quella essenza che poi trasporterà su un altro piano, quello dell'arte, in cui il suo potere creativo realizzerà la sublime trasformazione. Egli non saprebbe acconsentire a immolare o asservire la poesia a qualche soggetto o fenomeno sociale se non rinunciando alla sua vera missione. Egli deve sottrarre alle cose la parte che equivale alla poesia.

#

La poesia non è un semplice gioco dello spirito. Non è per distrarsi o divertire un pubblico qualunque che il poeta scrive. Ma di quello che l'inquieta, dellla sua anima e dei raporti che realizza, malgrado tutti gli ostacoli, con il mondo sensibile ed esteriore.
Quello che porta il poeta alla creazione è il desiderio di conoscersi meglio, di sondare constantemente  la propria volonta interiore, il bisogno di strotolare sotto i suoi occhi quella matassa che grava troppo pesantemente sulla sua testa e sul cuore. Poiché la poesia, anche quella in apparenza più calma, è pur sempre il veritiero dramma dell'anima. Il suo atto profondo e patetico.
Il poeta è un palombaro che va a cercare nelle più intime profondità della propria conoscenza quel materiale sublime che andrà a cristallizzarsi quando le sue mani lo porteranno in superficie.

#

Il poeta, scrivendo, non si preoccupa d'altro che di se stesso. Non pensa a nessun pubblico, a nessun lettore eventuale. Ecco spiegata l'oscurità apparente di certi suoi componimenti.
Ognuno è una camera chiusa in cui non è concesso entrare a tutti. Chi vorrà farlo dovrà prendersi la briga e  la cura di accendere la luce prima di entrarvi. Quello è lo spirito del lettore che si serve della lampada. Ma questa lampada solo l'intelligenza e la sensibilità poetica sono in grado di alimentarla.

#

Non posso stancarmi di ripetere che la poesia  è nell'uomo, nel risultato, nel contatto con gli avvenimenti, con le cose. Chi non la possiede non potrà mai riceverla dall'esterno, né dalla più bella poesia del mondo in cui un altro uomini, un poeta, l'ha messa e dove zampilla, eppure non si riverserà mai in lui perché il germe che avrebbe dovuto fecondare non c'è.

#

Poeta, se cerchi il grano oppure credi di poterlo trovare, non possiedi nessuna possibilità di trovarlo. Sei tu il tuo stesso grano, e il grano degli altri non ti appartiene.

#

Al suo autore una sua poesia può piacere o non farlo. Prende in giro le sue poesie come un fico i suoi frutti o le sue foglie. E' un vecchio fico che ha prodotto fichi e foglie - che si farà ammazzare per qualche ficho e qualche foglia.

#

Il grande poeta - e il grande artista in generale, del resto - è colui la cui opera porta qualche cosa di nuovo, aumenta e modifica la dimensione del dominio del pensiero poetico - colui davanti al quale non è più possibile pensare le cose come prima che la sua opera opera apparisse, né descriverle nella stessa maniera - colui la cui presenza dominerà, per un certo tempo, nello spirito dei suoi contemporanei o delle generazioni a seguire, nell'atto di pensare o di scrivere - colui dal quale saranno influenzate le personalità forti e quelle che dovranno trattenersi dall'imitarlo. In tal modo, del resto, si manifesta la sua migliore influenza, quella che costringerà qualche nuovo autore a cercare per conto proprio un nuovo modo d'esprimersi, quello più adatto alla propria personalità. L'opera di un grande poeta è quella in cui l'influnza si allarga in onde centrifughe attraverso le opere che lo hanno seguito, all'infinito.

Nessun commento:

Posta un commento