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Circonstances de la poésie (Pierre Reverdy)


Ho già parlato di Cette émotion appelée poésie (e reso disponibile una traduzione in italiano di quel saggio), ora vorrei parlarvi di Circonstances de la poésie, saggio che cronologicamente anticipa Cette émotion, che di fatto riprende e amplia i tami qui trattati.  
Circonstances de la poésie, che venne pubblicato nella rivista l'Arche, n. 21 del novembre 1946, in realtà era nato come testo per una conferenza a cui Reverdy finì con il  non prendere parte e che aveva come argomento il rapporto tra la poesia e la storia.
In Circonstances de la poésie, infatti, Reverdy tenta, molto più che nel saggio successivo (Cette émotion appelée poésie fu pubblicato nel 1950 sul numero di agosto del Mercure de France), di inserirsi nel dibattito sulla cosiddetta poesia "impegnata" che la poesia della resistenza, grazie anche agli ambienti di sinistra, aveva esaltato alla fine della guerra. Un esempio di questa poesia "impegnata" è quella che abbiamo potuto leggere in un post precedente, con la poesia di Aragon J’écris dans un pays dévasté par la peste. Reverdy, invece, proprio con questo saggio oppone le circostanze della poesia alla cosiddetta poesia di circostanza; infatti Reverdy scrive : 
"Che il poeta vada a far le barricate è un bene – anche meglio – ma non vi può andare e cantare le barricate allo stesso tempo. Ha bisogno che le canti in un secondo momento."
L'intento di Reverdy rimane quello di contribuire allla definizione del senso estetico della sua poesia e la polemica circostanziale rimane molto limitata, quantomeno in questo saggio. Reverdy si preoccupa piuttosto di indagare la "materia" poetica ponendola in raffronto con altre entità materiche, come il legno, ed evidenziandone la diversa natura. Infatti scrive: 
"Certamente la poesia non è nelle cose, altrimenti tutti la troverebbero con facilità, nella stessa maniera in cui tutti trovano con facilità il legno negli alberi, l'acqua nel fiume o nel mare.". 
Dunque se non è nelle cose la poesie deve necessariamente manifestarsi in una certa maniera in cui le cose vengono "trattate" dal poeta. Infatti non esistono cose o parole più poetiche di altre:  
"Bisogna pertanto decidersi a dire che la poesia non è intellegibile allo spirito e sensibile al cuore se non sotto forma di una certa combinazione di parole, nelle quali si concretizza, si precisa, si fissa e assume una realtà particolare che la rende incomparabile a tutte le altre. Dico una certa combinazione di parole apposite, perché, in effetti, se nella forma albero si è sempre sicuri di trovare la materia legnosa, nella forma sonetto, per esempio, si è meno sicuri di trovarvi, in ogni occasione, la sua dose di sostanza poetica."
Reverdy conclude scrivendo: 
"No, non c'è poesia dentro la natura, ma la poesia è la scena particolare, l'impronta indelebile che l'uomo pone sulle cose – un marchio di fabbrica supremo – un timbro di nobiltà e di possesso.".
Interessante è anche il passaggio legato alla forma della poesia a proposito del quale scrive: 
"Un sonetto può essere assolutamente perfetto nella forma senza che, tuttavia, la minima particella di poesia vi sia inclusa.". 
In Baudelaire, dice, c'era una forza interiore che lo spingeva al sonetto e non è, dunque, la forma sonetto a fare la bellezza delle sue poesie "ma la linfa del pensiero e del sentimento con cui ognuno dei suoi versi è gonfiato all'eccesso come una vena."  Forse questo aspetto continua la polemica con i cosiddetti poeti "impegnati" visto che ad esempio Aragon proprio in quei tempi si era fatto promotore di una vera e propria rinascita della forma sonetto, e non vi è da escludere una vena polemica di Reverdy quando scrive: 
"Nell'assemblaggio delle parole che lascio, per il momento, libere, la qualità, la ricchezza della materia daranno la forma che, tanto meno ortodossa di quanto appaia, sarà – e non dimentico le obiezzioni che non mancheranno di arrivare – sempre preferibile a quella, prestabilita, nella quale si sarà colata una sostanza povera e priva di virtù."
Temi che, è evidente per chi ha già letto Cette émotion, verranno ripresi, limati, ampliati o epurati da eventuali polemiche e che contribuiranno a fissare l'ideale estetico di Pierre Reverdy e dunque la sua poetica.
Avendo a disposizione l'opera originale (che come per la precedente mi sono premurato di tradurre) limito a queste poche righe il mio commento e lascio, come mio consueto, parlare l'autore.




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